Il cartaceo aumentato.

Durante quest’estate, all’ombra di un grande 27 pollici, leggevo con piacevole sorpresa un articolo di Anna Bertolini su Markup intitolato “Il riscatto del volantino cartaceo”.
Lavorando nel digital da circa 10 anni ed essendo amministratore unico di una startup innovativa che sviluppa migliaia di righe di codice di programmazione al mese, qualcuno potrebbe domandarsi se sono impazzito o se l’ombra di quel grande iMac non fosse poi così refrigerante.

La realtà è che il volantino, la brochure e in generale tutti i sistemi di comunicazione tradizionali che fino a poco tempo fa pensavamo di poter salutare con un sofferto addio, non sono morti affatto. Possiamo al contrario sostenere che sono rinati, e che sono molto più interessanti di prima.

Da copy, così ho iniziato nel mondo dell’advertising, mi sono sempre divertito a trovare la giusta associazione tra testo e immagine, l’effetto sorpresa o l’emozione vibrante che solo un’ottima comunicazione visiva può fare. E sono molto felice che questo lavoro si possa continuare a svolgere.
Ma immagino che qualcuno si stia chiedendo come…

La risposta è un apparente controsenso: il cartaceo, e qui possiamo metterci anche tutto il grande insieme della comunicazione Out Of Home, torna a vivere grazie al digitale.
Le modalità sono varie, ma quella che più mi interessa (al punto tale che ci ho costruito intorno un’azienda!) è la realtà aumentata. Come molte tecnologie del settore ha origini lontane e militari, ma è la diffusione degli smartphone che l’ha resa di facile diffusione.

I metodi di advertising tradizionali rinascono grazie alle nuove tecnologie.

Ma tornando al nostro volantino, il punto è che tutto ciò che è cartaceo, grazie a questa tecnologia, può finalmente essere interconnesso alla rete. Il nostro caro e vecchio flyer può – con grande gioia dei professionisti coinvolti – liberarsi dei body copy lunghissimi e descrittivi, lasciando l’approfondimento agli smartphone, liberando così grafici e copywriter di esprimere la propria creatività in modo ancora più efficace.

E non si tratta solo di sintetizzare le formule comunicative per scaricare il compito ai web designer chiedendogli di elaborare maggiore contenuto. Il bello di questo lavoro è re-immaginare la comunicazione visiva, concependola come un tutt’uno. Oggi il pubblicitario deve pensare a quest’ultima come a un flusso interattivo, che sia in grado scorrere facilmente sui diversi media e device. Certo dev’essere coinvolgente, ma prima ancora, deve raggiungere i risultati, che in termini di brand significano segni + a fianco di lunghi numeri.

Per questo l’AR, non dev’essere concepita esclusivamente come un fuoco d’artificio capace di attrarre il più vasto pubblico possibile, ma come uno strumento utile a “fare delle cose”. I campi applicativi infatti, al di là di quelli strettamente pubblicitari, sono vastissimi. Si pensi all’aiuto che quest’ultima svolge nei confronti della forza vendita. Nella mia azienda attualmente abbiamo piacevolmente riscoperto uno dei cavalli di battaglia degli esordi: le brochure cartacee, a cui aumentiamo il contenuto digitalmente grazie all’AR. Ma pensiamo all’uso sugli e-commerce, per mostrare l’impatto estetico di prodotto in un determinato spazio fisico, la formazione del personale tecnico sull’utilizzo di determinati prodotti e servizi, solo per fare qualche esempio che forse qualcuno di voi avrà intravisto.

La realtà aumentata ci offre nuove sfide nel settore della comunicazione…

Per concludere questo mio breve commento ritengo che noi, professionisti della comunicazione, dobbiamo essere in grado saper cogliere lo stimolo offerto dalle tecnologie, in questo caso l’AR, per saper progettare in modo nuovo. Una rinascita? No, la comunicazione non è mai morta. Una nuova sfida? Senz’altro, e molto interessante.

In Octo_Net l’abbiamo raccolta, e se volete, vi aspettiamo per condividerne i risultati con voi.